Lo sviluppo del linguaggio nei/nelle bambini/e presenta una grande variabilità, dovuta sia a fattori genetici che ambientali, per questo motivo non è raro che segni precoci di difficoltà linguistiche vengano confusi con una semplice “pigrizia”.
La letteratura indica delle tappe di acquisizione del linguaggio che permettono al genitore di orientarsi rispetto al livello di sviluppo del proprio bambino.
– Lallazione: dai 6 mesi il/la bambino/a inizia a produrre delle sequenze vocale-consonante che diventano sempre più variegate e complesse, fino ad arrivare a produrre suoni simili alle prime parole intorno ai 10-12 mesi.
-Comunicazione intenzionale: tra i 9 e i 12 mesi il/la bambino/a inizia ad esprimere la propria intenzione comunicativa utilizzando i gesti per esprimere bisogni e desideri. In concomitanza all’anno di età emergono le prime parole.
-Le prime combinazioni: intorno ai 16 mesi di età i bambini iniziano ad utilizzare le parole insieme ai gesti , progressivamente il/la bambino/a prediligerà sempre più l’uso del linguaggio parlato e si osserverà una diminuzione dell’uso dei gesti.
-L’esplosione del vocabolario: tra i 17 e i 24 mesi il/la bambino/a apprende molte parole nuove, ad una velocità che spesso stupisce l’adulto! Per alcuni bambini l’apprendimento di nuove parole è così rapido da diventare una vera e propria “esplosione del vocabolario”, per altri l’incremento è più graduale.
-Le prime frasi: dai 24 ai 36 mesi il lessico sempre più ricco del/della bambino/a verrà utilizzato in maniera competente per formare frasi complete di tutti i suoi elementi. Il/la bambino/a è un parlatore attivo e competente: dialoga con gli altri, rispetta il suo turno nella conversazione, fa domande e dà risposte.
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I bambini che fra i 24 mesi e i 3 anni di età presentano un rallentamento nell’emergere e nello sviluppo del linguaggio, in assenza di altri disturbi di tipo neurologico, sensoriale, relazionale e cognitivo, sono definiti “bambini con ritardo di linguaggio espressivo”.
I criteri per identificare un ritardo del linguaggio espressivo sono:
- dimensioni del vocabolario espressivo del bambino inferiore al 10° percentile a partire dai 24 mesi;
- assenza di combinazioni di più parole a 30 mesi.
In questa popolazione di bambini detti “parlatori tardivi” distinguiamo diverse traiettorie di sviluppo. La maggior parte di loro recuperano il ritardo e raggiungono competenze grammaticali e narrative nella norma entro l’età scolare, altri sono a rischio per un successivo disturbo di linguaggio e di apprendimento, altri ancora manifestano difficoltà nell’area della comunicazione e della relazione.
I bambini con ritardo di linguaggio possono presentare carenze nel gioco simbolico e carenze nel numero di azioni effettuate con gli oggetti e di gesti simbolici.
Alcuni bambini possono avere difficoltà anche nella comprensione di parole decontestualizzate e di frasi a più parole, altri ancora possono presentare un inventario consonantico limitato e un linguaggio caratterizzato da strutture sillabiche semplici.
Valutazione e intervento
L’individuazione precoce permetterà di scegliere un intervento terapeutico mirato. Essa avviene tramite una valutazione delle competenze linguistiche, effettuata dal Logopedista, professionista sanitario che si occupa della valutazione e cura dei disturbi della comunicazione. Dopo aver raccolto insieme ai genitori le informazioni necessarie sullo sviluppo psicomotorio del bambino, per poterne delineare il profilo linguistico e comunicativo, il Logopedista in un contesto ludico, con le sue competenze e attraverso l’osservazione del bambino andrà a verificare :
-la capacità simbolica;
-le abilità in comprensione ;
-le competenze in produzione .
La diagnosi di Ritardo di Linguaggio viene condotta da un’equipe multidisciplinare costituita da Neuropsichiatra Infantile, Psicologo e Logopedista.
Sulla base della valutazione effettuata il logopedista, in accordo con gli altri professionisti, deciderà se prendere in carico il bambino per intraprendere una terapia logopedica.
Verrà redatto un calendario di incontri e stabilito un piano di lavoro bene definito, mirato al recupero dei disturbi individuati. Alla terapia diretta con il/la bambino/a si potrà affiancare un trattamento indiretto che coinvolge i genitori per aiutarli a promuovere le sviluppo comunicativo e linguistico del/della bambino/a anche in ambito familiare.
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Caratteristiche e principali campanelli d’allarme
Quali sono dunque i campanelli d’allarme che un genitore può osservare per una pronta individuazione di eventuali difficoltà?
- assenza di lallazione e babbling tra i 4 e i 12 mesi;
- vocabolario espressivo inferiore a 50 parole a 24 mesi;
- difficoltà di comprensione di ordini semplici;
- assenza di frasi a 36 mesi;
- linguaggio incomprensibile o comprensibile solo dai familiari;
- presenza sistematica di un suono.
L’intervento precoce è fondamentale. Se sei incerto sullo sviluppo linguistico del tuo bambino non esitare a chiedere un counseling ad un Logopedista.
DISTURBO DI LINGUAGGIO
Alcuni bambini parlatori tardivi sviluppano successivamente un disturbo di linguaggio.
Il disturbo del linguaggio, è un disturbo evolutivo del linguaggio che non è collegato o causato da altri disturbi evolutivi del bambino, come ad esempio problemi neurologici, disabilità intellettiva o perdita dell’udito, ma si presenta con una compromissione specifica dell’abilità di linguaggio. I profili linguistici e le espressioni di questo disturbo sono molteplici e variano di bambino/a in bambino/a.
Nella classificazione dell’ ICD 10 (International Classification of Diseases- redatta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità) le principali manifestazioni vengono suddivise in: disturbo specifico dell’articolazione e dell’eloquio, disturbo del linguaggio espressivo, disprassia evolutiva, disturbo della comprensione del linguaggio.
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Tra i disturbi del linguaggio il disturbo fonetico-fonologico è caratterizzato dalla persistente difficoltà nella produzione di suoni della lingua che interferiscono con l’intellegibilità dell’eloquio o che impedisce la comunicazione verbale.
Tale difficoltà può essere talmente pervasiva da rendere del tutto inintellegibile il linguaggio del/della bambino/a.
Nello sviluppo normotipico un/una bambino/a dovrebbe completare l’acquisizione di tutti i suoni dell’italiano intorno ai 4-5 anni.
Il linguaggio dei bambini con questo tipo di disturbo può essere caratterizzato da un limitato repertorio di suoni, strutture sillabiche limitate, persistenza di strutture errate, notevole variabilità e sfasamento cronologico.
Valutazione e trattamento
La valutazione logopedica rappresenta il momento in cui in maniera strutturata il logopedista verifica le competenze del bambino nei diversi ambiti del linguaggio.
Attraverso una adeguata valutazione il Logopedista sarà poi in grado di individuare gli obiettivi del trattamento e i tempi e le modalità per raggiungerli. Sarà possibile alla fine del percorso verificare che gli obiettivi siano stati effettivamente raggiunti, i successi e gli insuccessi del trattamento.
La valutazione sarà preceduta da una raccolta dei dati anamnestici del/della bambino/a tramite un colloquio con i genitori, ai quali potranno essere consegnati dei questionari per raccogliere il maggior numero di informazioni possibili.
Nella valutazione il Logopedista utilizzerà dei test standardizzati per raccogliere dati sul linguaggio del/della bambino/a nelle sue componenti : articolazione, fonetica e fonologia, lessico e semantica, morfosintassi, abilità narrative.
Per avere un quadro generale del livello di funzionamento cognitivo e sociale del/della bambino/a la valutazione del linguaggio e della abilità comunicative potrà essere completata da una valutazione neuropsicologica, presupposto essenziale per porre una diagnosi.
Il Disturbo di Linguaggio rappresenta uno tra i più frequenti quadri patologici riscontrati nello sviluppo dei bambini di età compresa tra i 2 ed i 6 anni (6-8 % dei bambini in età prescolare).La presenza di DL costituisce un importante fattore di rischio per la manifestazione di successive difficoltà scolastiche legate agli apprendimenti: i bambini con Disturbo Specifico del Linguaggio presentano un rischio di 2-3 volte maggiore di sviluppare Disturbo Specifico dell’Apprendimento. Per questo è importante intervenire per prevenire il manifestarsi di eventuali difficoltà scolastiche come dislessia o disortografia.
Il trattamento logopedico sarà calibrato sul singolo bambino sulla base di quanto emerso nella valutazione.